Guida alla visione della serie Netflix “Somebody” e simili

Guida alla visione della serie Netflix “Somebody” e simili

Molte persone, dapprima incuriosite dalla nuova uscita Netflix di “Somebody”, hanno riscontrato delle difficoltà a vedere questo k-drama per la freddezza e l’esplicità dei contenuti e questo ci ha portate a fare una riflessione in merito alla fruizione di quei film e quei drama che dell’essere disturbanti fanno il loro nucleo narrativo.

Premesso che ognuno di noi ha le sue preferenze e può essere particolarmente sensibile ad alcune tematiche e le loro rappresentazione, non c’è nulla di male ad abbandonare la visione o escluderla conoscendone i temi trattati al fine di evitare l’esposizione a scene che potrebbero colpire la sensibilità personale ( esiste il Trigger Warning proprio per questo).

Per coloro che incuriositə volessero procedere nella visione ecco a voi una piccola guida sul genere e qualche consiglio per non escludere a priori questa serie o altre affini.

In generale la filmografia coreana è solita essere cruda nella rappresentazione delle scene di violenza e durante la visione vi potreste ritrovare a pensare “come hanno fatto a concepire una scena simile?”, come recentemente ci è successo con “I saw the Devil”. Una grossa fetta del cinema sudcoreano è costituita da thriller e varie sottocategorie del genere fino ad arrivare a quei film dove al centro del racconto c’è la violenza più spietata e raccapricciante che possiate immaginare. E spesso le riflessioni condotte sul tema e le sue conseguenze possono essere anche moralmente violente (vedi ad esempio “Oldboy”). Questo però non deve spaventarci.

Vediamo perchè.

Partiamo con il dire che abbiamo due modi di fruire della visione.

1. Immergersi e Immedesimarsi. Approccio alla visione collegato alla funzione catartica intesa in senso classico del termine. Riconoscendoci ed empatizzando con l’eroe e l’eroina viviamo un vero e proprio processo liberatorio e di gratificazione.

2. Comprendere e liberarsi. La visione qui attiva una nuova funzione catartica: non più di identificazione con l’eroe o l’eroina ma legata all’anti-eroe. Con il recente successo riscosso dai “cattivi” del piccolo e grande schermo e dal conseguente fascino dato alla complessità di questi personaggi, anche l’antieroe ci offre una catarsi. Ed è quest’ultima che oggi ci interessa approfondire e che vi consigliamo di attivare quando vedete cose di questo genere.

Nella società, di solito seguiamo le regole e ci comportiamo seguendo le norme sociali. La particolarità degli antagonisti è che non pensano affatto alla società e a conformarsi alle sue regole, se non per mero interesse personale. Agiscono come vogliono, senza preoccuparsi delle aspettative degli altri o esserne limitati in alcun modo.

Non dicono cose carine solo per essere gentili. Si sentono liberi ed è quello che probabilmente vorremmo per noi stessə. Per questo motivo anche se li respingiamo moralmente ne siamo affascinatə. Ogni volta che vediamo una persona comportarsi male o in modo strano, vogliamo sapere perché. E questo ci rende curiosə rispetto al loro passato e a come funziona la loro mente.

Gli antagonisti sono controversi e ci piace analizzare questi personaggi e le loro azioni che si rivelano essere più complesse di quanto lo siano quelle dell’eroe/eroina. Basti pensare che George Lucas ha dedicato un’intera trilogia sul passato di uno dei più famosi cattivi del storia del cinema, Darth Vader.

Ma abbiamo anche grandi esempi della filmografia coreana, come ad esempio “Peppermint Candy“: un viaggio a ritroso nella storia del protagonista che parte proprio dalla domanda “come sono arrivato a questo punto?” Vi assicuriamo che nelle prime scene il personaggio è l’ultima persona con cui vi verrà voglia di empatizzare, ma più i minuti passano più si rimane incollatə a guardare il processo che lo ha portato a essere un “cattivo”.

Nei recenti prodotti, sul piccolo e grande schermo, è stato sempre più messo in evidenza che il cattivo e la cattiva non sono puro male.

C’è qualcosa che li ha resi cattivi o qualcosa che non permette loro di essere buoni. C’è un conflitto interno costantemente in corso all’interno del personaggio che troviamo semplicemente affascinante.

E la cosa particolare che fanno le narrazioni sudcoreane di questo genere è che non si perdono in inutili buonismi: anche se spiegano il processo per cui un personaggio è diventato quello che è, non ci sarà nessuna assoluzione finale ad aspettarlo alla fine del film o del drama.

Questo rende ovviamente la visione per chi tende a immedesimarsi un po’ difficoltosa: perché devo vedere qualcosa in cui il protagonista è il Diavolo in persona, ma il suddetto diavolo non ha nessuna intenzione di trasformarsi in Angelo Caduto?

Quindi tornando a “Somebody”, è chiaro al primo sguardo che i due protagonisti sono entrambi privi di empatia. Kim Sum ha una difficoltà a comprendere le emozioni degli esseri umani in quanto rietra nello spettro autistico. E di conseguenza è portata ad agire secondo una logica e razionalità glaciali.

Seong Yun-O è il perfetto antisociale, un tempo detto psicopatico, che “legge e interpreta ” perfettamente le emozioni altrui, ma le utilizza a suo vantaggio poichè non si riconosce e non empatizza con quegli stati d’animo. E’ una persona affascinante perchè sa fingere e attrarre le persone per secondi fini, ma non per un vero e proprio interesse umano.

Se quindi volete procedere nella visione, ma alcune scene sono troppo disturbanti o urtano la vostra sensibilità, ricordate che non c’è nulla di male a saltare la scena in questione o ad evitare le immagini o i suoni che possono dare fastidio al fine di riuscire ad andare avanti. Ci sono persone a cui le scene violente e crude piacciono e non perchè sono dei serial killer, ma a causa dei neuroricettori che si attivano e gli ormoni rilasciati; gli stessi si attivano durante e dopo un giro sulle montagne russe. Dunque anche questa visione ha una sua funzione catartica e liberatoria: esorcizzare il pericolo e la paura della morte.

In conclusione, anche “i cattivi e le cattive” portano con sè una riflessione e ampliano la nostra visione del mondo e dei caratteri umani. Anche se non vi riconoscerete nei personaggi, guardare un drama o un film con questə protagonistə attiverà in voi un pensiero critico sulle loro storie ( e sul mondo che vi circonda) e cercherete di capire quali conflitti si agitano al di sotto della superficie. E di conseguenza il vostro ventaglio di conoscenze e la vostra intelligenza emotiva ne usciranno ampliate e rafforzate.

Ovviamente sta a voi scegliere se vedere o no prodotti di questo tipo, questo post non vuole minimamente mettersi a sindacare sulle vostre scelte personali. Ognuno di noi sa cosa può e non può vedere.

Ma se per caso il motivo per cui non li guardate è semplicemente che pensate di non avere gli strumenti per gestire una narrazione di questo tipo, ricordate sempre che attivare la nostra capacità critica è il modo migliore di affrontare le difficoltà sia davanti a uno schermo che nella vita.

 

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