Il diritto ad un’infanzia felice non è scontato | “Ho chiesto di avere le ali” di Anthony Godby Johnson
Il sogno dell’uomo di poter volare libero nel cielo si perde nella notte dei tempi. Abbandonarsi al vento, perdersi nella visione stupefacente della terra da una prospettiva insolita e meravigliosa. Un panorama mozzafiato si svela ad occhi curiosi e coraggiosi. Braccia che si trasformano in ali leggere sorvolando campi, case e spazi sconfinati.
Di quelle ali, però, alcuni hanno bisogno per fuggire dal loro presente o dal loro passato. Desiderano fervidamente lanciarsi in un futuro migliore. Un tempo in cui la gioia prevarrà sul dolore, la pace sulla sofferenza, l’amore sull’odio. E’ proprio questa la supplica di Anthony Godby Johnson ne “Ho chiesto di avere le ali”.
Autobiografia di un quattordicenne che racconta la sua infanzia fatta di provocazioni e violenze, ma anche di amore e solidarietà. Rivoltosi a due assistenti sociali per gli abusi cui era sottoposto in famiglia, viene da questi adottato.
Una racconto di vita estremo, un’esperienza emotiva alienante e dolorosa, lacrime sotto forma di parole. Gli abbracci del papà, i baci della mamma, il calore domestico di una famiglia unita non sono garantiti per tutti i bambini. Il diritto ad un’infanzia felice e spensierata non è sempre dato per scontato.
Un ripostiglio come cameretta e il pavimento come materasso non rappresentano di certo un nido ideale in cui crescere protetti. Abiti consunti e maglie di seconda mano non vengono di certo indossati con orgoglio. Apprezzare il cibo scadente della mensa scolastica rispetto all’inaccessibilità del frigorifero della propria casa di certo non favorisce una crescita sana. Chiedere in regalo un gioco tanto desiderato solo in cambio di deplorevoli prestazioni sessuali di certo non incoraggia la fiducia nei confronti dei rapporti umani.
Nell’infanzia di Tony il duro ha sempre trionfato sul morbido.
La lotta quotidiana per la sopravvivenza è diventata uno stile di vita inevitabile. Tutto questo è successo nell’indifferenza della famiglia, nello sguardo assente della scuola, nella preghiera inascoltata di una richiesta d’aiuto a Dio.
Eppure una fiamma di speranza ha protetto l’animo di quel bambino sofferente da un gelido dolore. Una salvifica telefonata d’emergenza ha spalancato finestre di amorevole supporto, la spinta necessaria per volteggiare in cieli immensi alla ricerca di un riscatto, un’opportunità per far prevalere la denuncia sulla vergogna.
L’ascesa nell’aria libera è sempre seguita da una planata verso un nido caldo e accogliente. Ed è proprio la sorpresa del calore di un nuovo focolare domestico a ripagare Tony dello sforzo impiegato negli anni in una perenne prova di resistenza alle avversità di un destino crudele.
Le ferite delle violenze fisiche e verbali subite in passato non saranno mai completamente lenite, seppur la ricostruzione di un’esistenza condita di nuovi affetti ed investimenti emotivi più stabili lo abbia aiutato a riconoscere nel mondo anche la presenza di energie positive ed arricchenti.
Questo non è un libro tenero, tutt’altro.
Perché, quando accadono storie così tragiche, risulta impossibile fornire giustificazioni.
Il racconto sincero ma spietato dei soprusi ricevuti non invoglia gli animi più delicati. A tratti sembra di toccare con le dita i segni delle cicatrici o i lividi dei colpi subiti. E con quella stessa mano voler accarezzare il viso di un bambino segnato nell’animo, oltre che nel corpo.
Consolarlo, infondergli fiducia nonostante il male ricevuto. Perché, quando accadono storie così tragiche, risulta impossibile fornire giustificazioni. Come risulta altrettanto strabiliante constatare la potenza della resilienza messa in atto per fuggire, per svincolarsi, per librarsi in cielo dopo aver ardentemente desiderato di avere le ali.
Angelo Urbano
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Buone feste