Adriano Celentano: uno spazio verde di felicità

Adriano Celentano: uno spazio verde di felicità

In questi giorni ricorrono i 50 anni dalla pubblicazione e dalla presentazione di “Il ragazzo della via Gluck” cantata da Adriano Celentano. Perché celebrare questa canzone? Un grido di dolore per la perdita di uno spazio verde di felicità.

“Il ragazzo della via Gluck” è un inno contro la cementificazione selvaggia, contro l’avanzare di “case su case, catrame e cemento”.

“La cura per l’ambiente non è un movimento o un’ideologia è il nostro prossimo gradino evolutivo. L’uomo è un animale con una nicchia ecologica particolare da salvaguardare: l’intero pianeta Terra” – Daniel Goleman

All’epoca, il messaggio della canzone era pura avanguardia nel panorama culturale italiano. Gli anni ’60 e ’70 sono stati gli anni della costruzione continua, senza criteri estetici, paesaggistici e naturalistici. Oggi, dobbiamo fare spesso i conti con questo degrado.

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Periferia di Milano, veduta urbana, 1955. Archivio P. Monti

La scomparsa del verde è la scomparsa della bellezza della natura, della gioia che da questa nasce. Si ha bisogno del “bello” perché nobilita, consola, fortifica, rende allegri. In altre parole ci migliora.

Questo vale per gli aspetti più intimi profondi così come negli aspetti più quotidiani. Il grigiore della città, in particolare delle periferie spesso vittime di abusi edilizi e mostri architettonici, toglie un’opportunità in più di promuovere il benessere psicofisico delle persone.

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Negli anni ’90, in Psicologia, è nata l’ecopsicologia, che si occupa di studiare la relazione tra il disagio psico-sociale e il degrado ambientale. James Hillman, uno degli esponenti, ha perfettamente descritto nel suo libro “Politica della Bellezza” questa condizione di sofferenza: “La ‘brutta’ situazione ‘in’ cui mi trovo forse non riguarda soltanto un umore depresso o uno stato mentale ansioso; forse ha a che fare con il grattacielo per uffici, chiusi ermeticamente, nel quale lavoro, con il quartiere dormitorio nel quale abito, o con la superstrada sempre intasata sulla quale vado e torno fra i due luoghi”.

Un ambiente estremamente cementificato, come quello delle periferie italiane, può collegarsi ad un contesto povero ed influire così sullo sviluppo cognitivo dei bambini. L’assenza di spazi verdi, di alberi, e altri elementi naturali, offre un minor numero di stimoli che favoriscono l’esplorazione, l’acquisizione di conoscenze e abilità.

Inoltre la presenza di agenti inquinanti durante la gravidanza, può influire sullo sviluppo di disturbi del comportamento e dell’apprendimento nella prima infanzia.

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Enrico Cattaneo, Milano anni Sessanta

Daniel Goleman, psicologo statunitense, parla di intelligenza ecologica, una capacità prossima dello sviluppo umano, che risiede nella consapevolezza dell’impatto di ogni azione nel sistema in cui avviene. In particolare nel campo dei consumi; se ogni cittadino s’attivasse verso un consumo consapevole sarebbero possibili scelte meno dannose (ad esempio un’ economia green oppure la promozione del recupero di immobili).

Attraverso al condivisione di questi miglioramenti, saremmo in grado di salvaguardare il nostro ecosistema. In altre parole salvaguardare noi stessi.

Per questo motivo vale la pena ricordare “Il ragazzo della via Gluck” e come e quanto sia importante il nostro ambiente per una vita sana, piena e libera.

Valentina Freni

Riferimenti Bibliografici

D. Goleman, Intelligenza Ecologica, 2009

J. Belsky, Psicologia dello sviluppo, 2009

M. G. Berman, E. Kross et al., Interacting with nature improves cognition and affect for individuals with depression. Journal of Affective Disorders, 2012

 

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