BISOGNO D’ARTE

BISOGNO D’ARTE

Gli eventi politici e sociali di cui siamo spettatori, producono delle conseguenze ideologiche ed emotive con un grosso impatto sulla nostra vita interiore e sul nostro vivere sociale. 

Panico, razzismo, perdita di lucidità, fanno capolino tra i nostri sentimenti. L’innocenza che ci contraddistingue da bambini è quasi sparita, portandoci all’affanno e alla stanchezza esistenziale.

Sopravvivere a queste ondate non solo è possibile, ma è necessario per salvaguardare gli aspetti più elevati e spirituali dell’essere parte dell’umanità. Come fare?

Il film Monuments Men ce lo aveva già fatto capire, raccontandoci l’avventura di sette soldati americani che durante la Seconda Guerra Mondiale si battano per salvare le opere d’arte europee.

Una scrittrice francese, Muriel Barbery, con la raffinatezza tipica dei cugini d’oltralpe, lo spiega con ancora più eleganza e semplicità nel suo libro L’eleganza del riccio”.


Di cosa abbiamo bisogno quando il mondo si incupisce? Abbiamo bisogno d’
Arte.
Buona Lettura.
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Tin Tin piange per il suo Belgio

Giorno dopo giorno ci sforziamo con risolutezza di fare la nostra parte in questa commedia fantasma. Da primati quali siamo, la nostra attività consiste essenzialmente nel mantenere e curare il nostro territorio affinché ci protegga e ci soddisfi, nell’arrampicarci o almeno non scendere nella scala gerarchica della tribù, e nel fornicare in tutti i modi possibili – foss’anche con la fantasia – sia per il piacere che per la discendenza promessa. Allo stesso modo usiamo una parte non trascurabile della nostra energia per intimidire o sedurre, poiché queste due strategie da sole assicurano la brama territoriale, gerarchica e sessuale che anima il nostro conatus. Ma niente di tutto ciò raggiunge la nostra coscienza. Parliamo di amore, di bene e di male, di filosofia e di civiltà, e ci attacchiamo a queste rispettabili icone come una zecca assetata al suo cagnolone caldo. Tuttavia, talvolta la vita ci pare una commedia fantasma. Come strappati da un sogno, ci guardiamo agire e, raggelati nel constatare il dispendio vitale necessario a conservare i nostri requisiti primitivi, ci chiediamo sbigottiti che cosa ne è dell’Arte. D’improvviso, le nostre smorfie frenetiche ci sembravano il colmo dell’insensatezza, la nostra casetta confortevole, frutto di un debito ventennale, una vana usanza barbara, e la nostra posizione nella scala sociale, tanto dura da conquistare e così eternamente precaria, una logora vanità. Riguardo alla nostra discendenza, la contempliamo con occhio nuovo e inorridito perché, senza gli abiti dell’altruismo, l’atto della riproduzione appare profondamente fuori luogo. Restano solo i piaceri sessuali; ma, trascinati nel fiume della miseria primigenia, vacillano come tutto il resto, poiché la ginnastica senza amore non rientra nel quadro delle nostre lezioni imparate a memoria. L’eternità ci sfugge. Nei giorni in cui tutte le credenze romantiche, politiche, intellettuali, metafisiche e morali che anni di istruzione ed educazione hanno tentato di imprimere in noi crollano sull’altare della nostra natura profonda, la società, territorio attraversato da grandi onde gerarchiche, affonda nel nulla del Senso. Fuori i poveri e i ricchi, i pensatori, i ricercatori, i potenti, gli schiavi, i buoni e i cattivi, i creativi e i coscienziosi, i sindacalisti e gli individualisti, i progressisti e i conservatori; non sono che ominidi primitivi i cui sorrisi e le cui smorfie, le andature e le acconciature, il linguaggio e i codici, inscritti nella mappa genetica del primate medio, significano solo questo: mantenere la posizione o morire. In quei giorni avete disperatamente bisogno d’Arte.

Questo passaggio è tratto del libro “Eleganza del Riccio”, pubblicato per le prima volta in Francia nel 2006, ottenendo un grandissimo successo, confermato anche dall’edizione italiana del 2008. Nel 2008 è stata girata anche una versione cinematografica del Romanzo.

L’opera “Je suis Muslim” è stata realizzata dell’artista Pescarese Tara, per conoscerla meglio visitate il suo sito www.taraarte.it

Valentina Freni

 

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