L’esistenza ha un odore

L’esistenza ha un odore

Ognuno di noi ha un senso più sviluppato degli altri. Inoltre, di certo vi sarà capitato di associare un colore ad un suono oppure un profumo a qualcosa che toccate.

Intendo che li associate automaticamente senza percepirli necessariamente nella realtà contingente ed oggettiva.

L’associazione di suoni e colori viene chiamata sinestesia ed ha dato frutti molto interessanti in vari compositori, primo fra tutti Skrjabin che ha creato brani in cui insieme all’esecuzione musicale doveva seguire l’esecuzione di luci e colori, abbinata secondo un preciso rimando fra loro.

Ecco il nostro amato Mago Gianni Rodari, nella poesia di oggi, riportare alla nostra mente odori, che rimandano ai vari mestieri, in un collegamento diretto strettissimo.

Ogni mestiere ha un odore identificativo, che appartiene solo e soltanto a quel dato mestiere, che ce lo rende immediatamente e chiaramente manifesto anche non ne avessimo il nome.

Solo una categoria però non ha odore, ma anzi puzza: i fannulloni, ovvero coloro che non fanno e che non sono dunque associabili ad un odore che rimandi ad un’attività.

Si sa poi che, oltre a caratterizzare un dato mestiere, l’odore caratterizza anche ogni essere umano, che ha il suo proprio (anche quando si ‘indossa’ un profumo medesimo, esso cambia a seconda della pelle con cui viene a contatto, per es).

Come un’onta il loro non fare li rinchiude nell’anonimato neutro del non odore, che è irriconoscibilità e quindi non esistenza, contrapposti quindi a chi ha addosso l’odore dell’esistere.

Gli odori dei mestieri di Gianni Rodari

Io so gli odori dei mestieri:

di noce moscata sanno i droghieri,

sa d’olio la tuta dell’operaio,

di farina sa il fornaio,

sanno di terra i contadini,

di vernice gli imbianchini,

sul camice bianco del dottore

di medicine c’è buon odore.

I fannulloni, strano però,

non sanno di nulla e puzzano un po’.

Filastrocca tratta da “Filastrocche in cielo e in terra” di Gianni Rodari ed. Einaudi.

Laura De Santis

 

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