“Com’è bello – essere viva!” scrisse Emily Dickinson

“Com’è bello – essere viva!” scrisse Emily Dickinson

Per festeggiare la festa della donna, vi dedichiamo questa poesia che celebra l’essere vita e ci ricorda che nell’essere donna c’è potenza, gioia e capacità di sorprendersi.

Mentre pensavo all’8 marzo, mi tornavano continuamente in mente questi versi di Emily Dickinson:

“I am alive – I guess”.

ossia

” Sono viva – suppongo”

All’inizio non ne capivo il motivo, in fin dei conti si tratta di una poesia sul rapporto vita-morte e, diciamo, che il suo contenuto esula da tutti i versi o le argomentazioni che  solitamente riguardano il femminismo; così, per capire meglio quale collegamento inconscio aveva fatto la mia mente, sono andata a rileggermela ed è stata lei stessa a svelarmi l’arcano.

In un periodo in cui i femminicidi non sono più nascosti dietro la nomea di “delitti d’onore” e si sta cercando un equilibrio tra la caccia allo stregone, uno strano  puritanesimo vorrebbe dettare le regole del comportamento femminile e una battaglia sacrosanta che dovrebbe coinvolgere tutti gli esseri umani e non solo le donne. C’è qualcosa di incredibilmente potente nelle parole con le quali la Dickinson riscopre i sensi e, di conseguenza, la vita.

Ascolta i versi di Emily Dickinson, “Va tenera dietro il sole la margherita…”

Una poesia scritta da una donna che festeggia l’essere viva senza chiedere il permesso, senza sentirsi vittima ( e chi conosce un pochino la storia della Dickinson sa che ne ha passate di cotte e di crude) e, soprattutto, sentendo che nel suo vivere c’è la possibilità di un dialogo con l’infinito, deve essere letta e riletta per ricordare a tutte le donne e a tutti gli uomini che non c’è disparità nel nostro vivere sulla terra se ci permettiamo di farlo fino in fondo.

Se dopo aver letto queste premesse pensate che state per leggere qualcosa di estremamente pesante, sappiate che la magia di questi versi consiste nel saper dosare  l’ironia e la passione, arrivando a giocare con un argomento serio come la morte, prendendone in giro i rituali e la morbosità di chi va a visitare la tomba più per guardare che per rispetto sincero.

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La Dickinson è oltre tutto questo e ci rivela che l’immortalità sente di poterla conquistare semplicemente vedendo che il suo respiro fa appannare un bicchiere e che nella sua mano ci sono i rami delle campanule.

E conclude il suo inno alla vita parlando di amore, un amore indefinito verso un “Tu” che si erge potentissimo alla fine della poesia e, che molti ben pensanti hanno cercato di piegare all’eteronormatività*, ma che prepotentemente chiude la poesia con un punto esclamativo  che ci apre a una sensualità tutta femminile.

Sì, perché in fondo le donne sanno di avere una sessualità ed è bello pensare che una poetessa possa festeggiarla con la stessa forza e la stessa gioia di un suo pari uomo.

Sono viva, suppongo di Emily Dickinson

Sono viva – suppongo –

I Rami nella mia Mano

Sono ricchi di Campanule –

E sulla punta delle dita –

 

Il Carminio – freme caldo –

E se tengo un bicchiere

Contro la Bocca – si appanna –

Per il Medico – prova del Respiro –

 

Sono viva – perché

Non sono in una Stanza –

Il Salotto – di solito –

Così che i Visitatori possano venire –

 

E chinarsi – e guardare obliqui –

E aggiungere “Com’è diventata – fredda” –

E “Era cosciente – quando è entrata

Nell’Immortalità?”

 

Sono viva – perché

Davvero non possiedo una Casa –

destinata a me sola – precisa –

E a misura di nessun altro –

 

E contrassegnata con il mio nome da Ragazza –

Così che i Visitatori possano sapere

Quale Porta sia la mia – e non si sbaglino –

E non provino un’altra Chiave –

 

Com’è bello – essere viva!

Com’è infinito – essere

Viva – due volte – (per) La Nascita che ebbi –

E (per ) questa – in più, dentro – Te!

(Traduzione di Laura Tedesco)

I am alive — I guess —
The Branches on my Hand
Are full of Morning Glory —
And at my finger’s end —

The Carmine — tingles warm —
And if I hold a Glass
Across my Mouth — it blurs it —
Physician’s — proof of Breath —

I am alive — because
I am not in a Room —
The Parlor — Commonly — it is —
So Visitors may come —

And lean — and view it sidewise —
And add “How cold — it grew” —
And “Was it conscious — when it stepped
In Immortality?”

I am alive — because
I do not own a House —
Entitled to myself — precise —
And fitting no one else —

And marked my Girlhood’s name —
So Visitors may know
Which Door is mine — and not mistake —
And try another Key —

How good — to be alive!
How infinite — to be
Alive — two-fold — The Birth I had —
And this — besides, in — Thee!

L.T.

*Molte poesie d’amore della Dickinson sono dedicate alla cognata, Susan Gilbert, ma sono state quasi sempre tradotte al maschile. Esistono anche poesie molto appassionate dedicate  ad uomini, ma proprio per questo credo che per comprendere  appieno questa multiforme poetessa bisognerebbe rispettare il femminile quando lo usa.

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