L’ultimo grande Amore di Ungaretti

L’ultimo grande Amore di Ungaretti

Il colore rosso suggerisce automaticamente passione, amore e vitalità. Ingredienti che costituiscono la Poesia che vi presento oggi. Ed anche lo stesso Ungaretti che ce l’ha ‘donata’!

Sì, perché il vitalissimo Ungaretti, pur essendo anagraficamente ben avanti negli anni, in realtà conserva in sé intatto l’amore per la vita.


Tanto che tra il 1966 ed il 1969 intrattiene un’amicizia amorosa con Bruna, che ha un terzo dei suoi anni. A lei è dedicata questa Poesia stupenda. Si conobbero a San Paolo del Brasile, lei traferita lì con la famiglia e lui in viaggio. Ungaretti aveva insegnato all’università San Paolo decenni prima ed infatti il figlio Antonietto, morto ragazzino, fu sepolto lì e Bruna ed Ungaretti ne visitarono anche la tomba.

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Insomma un legame molto affettuoso. Ma interrotto poi da Ungaretti stesso (probabilmente in un impeto di ripristinata lucidità, data l’oggettiva grande differenza di età), con il suo smettere da un momento all’altro di telefonare a Bruna.



Ora le missive d’amore fra i due sono state pubblicate in una raccolta edita da Mondadori, a cura di Silvio Ramat. Bruna Bianco ha raccontato in un’intervista il suo rammarico per essersi ritrovata a non ricevere più telefonate dal Poeta di punto in bianco (effettivamente ricorda un po’ alcune vicissitudini dei tempi moderni, in cui d’un tratto si smette di chattare…) ma di certo dell’ultimo grande Amore di Ungaretti ci restano questi splendidi versi, rossi di vita e di passione.

 

12 SETTEMBRE 1966 di Giuseppe Ungaretti



Sei comparsa al portone

In un vestito rosso

Per dirmi che sei fuoco

Che consuma e riaccende.

 

Una spina mi ha punto

Delle tue rose rosse

Perché succhiassi al dito,

Come già tuo, il mio sangue.

 

Percorremmo la strada

Che lacera il rigoglio

Della selvaggia altura,

Ma già da molto tempo

Sapevo che soffrendo con temeraria fede,

L’età per vincere non conta.

 

Era di lunedì,

Per stringerci le mani

E parlare felici

Non si trovò rifugio

Che in un giardino triste

Della città convulsa.

Piango, e le chiedo: Perché non suona

dunque l’arguto pettine più?

Ella mi fissa timida e buona:

Perché non suona?

E piange, piange – Mio dolce amore,

non t’hanno detto? Non lo sai tu?

Io non son viva che nel tuo cuore.

Laura De Santis

Photo by Julia Caesar on Unsplash

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