Volare oltre

Volare oltre

Per chi abita in luoghi limitrofi ai corsi di acqua, siano essi fiumi o mare, il gabbiano, che è stato scelto come metafora nella Poesia di cui vi parlo oggi, è familiare.

Potete osservare stagliarsi nel cielo questi volatili dalle ampie ali a Roma per esempio (ma potete ormai vederli anche passeggiare tranquillamente, tanto si è fatta familiare per loro la contingenza con l’essere umano. Tale che qualche giorno fa ne ho visto addirittura uno mettersi in posa con dei turisti, mentre si facevano una foto tutti insieme. Ma qui siamo al confine col paranormale).

Torniamo alla Poesia di oggi. Pubblicata in rivista nel 1932, viene successivamente inclusa nel volume Giorni in piena (1934) e poi in Poesie (1942).

E’ importante sottolineare che Cardarelli è poeta  che esula sia dalla corrente simbolista che da quella ermetica, presenti del periodo tra le due guerre.



Come nel precedente articolo, anche in questo caso un Poeta prende come riferimento un animale per parlare dell’animo umano. Cardarelli è versificatore dalle rime asciutte ed efficaci come sciabolate ben assestate. La sua sorte in vita lo accomuna a molti altri Artisti, morti poveri e soli.

Non gli fu semplice l’esistenza ed, in questi versi, ne ritroviamo i tratti. Per esempio quando compara la vita ad un continuo volare senza pace o anche nei versi finali, in cui dice che il suo destino è vivere in una tempesta. Un po’ di riscatto gli giunge postumo (e viene spesso utilizzato in Conservatorio nel corso di Arte Scenica per indurre gli allievi cantanti a percorrere la via della buona dizione e del cimento con la parola ‘detta’).

La parola, appunto, alla Poesia!

Gabbiani di Vincenzo Cardarelli

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,

ove trovino pace.

Io son come loro,

in perpetuo volo .

La vita la sfioro

com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.

E come forse anch’essi amo la quiete,

la gran quiete marina,

ma il mio destino è vivere

balenando in burrasca.

Laura De Santis

 


 

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