Essere all’altezza dei sentimenti dei bambini

Janusz Korczak aveva trovato la chiave per entrare nel mondo dei bambini e ce lo dimostra con i versi che vi propongo oggi.

Korczak era pediatra, pedagogo, scrittore, poeta, libero pensatore e soprattutto si occupava dei bambini.

“Il bambino pensa con il sentimento, non con l’intelletto”.

Era un uomo capace di comprendere il punto di vista dei più piccoli e che si batteva affinché i loro diritti fossero rispettati.
Nato come uomo di scienza ma anche letterato sensibile, giunse a considerare un limite doversi occupare soltanto della patologia. E di conseguenza maturò l’idea, oggi attualissima, che per aiutare i bambini a crescere occorreva considerarli nella loro globalità e integrità, unificando i saperi della medicina, della psicologia, della pedagogia, ma anche della poesia e della storia.

Fondò nel ghetto di Varsavia la “Casa degli Orfani”, basata sul principio dell’autogestione da parte dei bambini, che sostenevano la struttura con lavori manuali, organizzavano attività culturali e artistiche, coordinavano un tribunale e realizzavano un giornale. La mattina del 5 agosto 1942 fu deportato a Treblinka insieme a tutti i suoi bambini, dove morirà in quanto ebreo.

Raccontava Giosuè Perlé:

Varsavia soffriva la fame, ma Janusz Korczak riusciva sempre a trovare i viveri per i suoi bambini. Venne l’ordine di deportare tutti gli ebrei. Non si sa se avesse spiegato ai bambini del suo orfanotrofio a che cosa dovessero prepararsi e dove sarebbero stati condotti. Si sa soltanto che quando gli assassini assalirono la casa di Via Sienna 16, i duecento innocenti condannati a morte non piangevano e si stringevano al loro maestro”

Korczak aveva imparato a vedere il mondo dal punto di vista di un bambino: proprio per questo i suoi allievi si fidavano di lui e lo consideravano un vero maestro.

E adesso è il momento di lasciarvi alle sue parole, proprio perché in un mondo sempre più in declino credo che innalzarsi per essere all’altezza delle nuove generazioni farebbe bene un po’ a tutti.

 

Dite:
è faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi
 al loro livello,
abbassarsi, inclinarsi, curvarsi,
farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere
obbligati ad innalzarsi 
fino all’altezza
dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi,
alzarsi sulla 
punta dei piedi.
Per non ferirli.

L.T.

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