Come trovare l’Arte in se stessi |Stanislavskij e Pollock

Come trovare l’Arte in se stessi |Stanislavskij e Pollock

Diceva Stanislavskij, “Imparate ad amare l’arte in voi stessi e non voi stessi nell’arte”.  Questa frase vuole essere una provocazione.P

Come attenti e appassionati ricercatori dovremmo innamorarci dell’arte presente in noi, del nostro potenziale creativo. Ma la creatività altro non è che quello spazio di transizione – di cui scriveva Winnicott- che si colloca tra realtà esterna e mondo interno, un respiro tra interno ed esterno. Innamorarsi della propria agency, ovvero della nostra capacità di essere agenti del mondo e non essere “agiti” dalla realtà e dagli eventi; potremmo anche chiamarla con un nome che forse avrete già sentito, autostima. 

Viceversa amarsi nell’arte equivale al “vedersi vivere“, equivale ad un’ inconsistente senso di esistere che può essere alimentato solo dallo sguardo dell’Altro e dal suo riconoscimento. Un esempio di ricerca ossessiva di se stesso nell’arte è rappresentato dagli innumerevoli autoritratti prodotti da Van Gogh nei quali si percepisce come il pittore stesse cercando qualcosa dentro se stesso. Immergendosi nei suoi autoritratti, in quello sguardo carico di emozioni e turbamenti che toccano il profondo, potremmo trovarci a fluttuare in una marea di domande che toccano l’esistere, l’essere visti come individui, lo sguardo come incontro di Vita.

Cosa cercava il caro e tormentato Van Gogh in quei ritratti?

Forse una scintilla di vitalità in quei momenti in cui la sentiva venir meno, in quei momenti di vuoto interiore in cui ci si sente come automi e non più esseri viventi.

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Parafrasando il poeta brasiliano Vinicius de Moraes, “la vita, amico, è l’arte dell’incontro”, possiamo affermare che l‘Arte, amico, è incontrare la vita: amare l’arte in se stessi diventa quindi “amare la vita che ci anima”, essere contenitori della vita e non contenuti dalla vita (“amarsi nell’arte“).

Ora, dire che siamo fatti solo del mondo interiore sarebbe riduttivo e ci porterebbe, all’opposto, al nichilismo e al ritiro.

La vita è sempre data da un respiro (psichè) tra ciò che sta dentro di noi e ciò che è fuori di noi, dunque l’attività di ricerca e di conoscenza, la curiosità, la cultura, diventano incontri preziosi e vitali per sviluppare il nostro potenziale creativo.

Il processo creativo inizia da questa attività di conoscenza, di curiosità; documentarsi ovvero conoscere cosa è stato fatto nel passato, conoscere la tecnica così come il pensiero dietro la tecnica. Documentarsi, cercare, sperimentare porta a trovare la propria ispirazione e la propria “originalità”.

Come afferma Adam Grant, essere originali non vuol dire essere i primi, nulla si crea dal nulla. Creare quindi diventa un processo per “migliorare l’idea di qualcun’altro”.

Creare è costruire su contributi del passato e del presente, migliorando ciò che è stato già fatto e apportando la propria, personale, impronta.

Questa divertente animazione, dedicata a Jackson Pollock, ci mostra la sua ricerca artistica perpetuata “masticando” e “digerendo” la tecnica e l’idea di quanti lo hanno proceduto fino al trovare la sua personale e originale impronta artistica.

Alessandra Notaro

Copertina: Mural on Indian Red Ground, J. Pollock(1950)Annunci

 

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