“Fra cento anni le donne non saranno più il sesso protetto” disse una certa Virginia Woolf

“Fra cento anni le donne non saranno più il sesso protetto” disse una certa Virginia Woolf

Oggi è la Giornata Internazionale della Donna e come da tradizione ci si divide tra mimose, frasi fatte, rimproveri dei “duri e puri”e leggendarie serate in discoteca in cui le donne affermano la loro libertà di infilare bigliettoni nei perizomi di aitanti maschioni.

Ma invece di tutto questo spreco di energie tra chi ulula che la Festa delle Donne dovrebbe essere tutti i giorni (e non dovrebbe nemmeno chiamarsi Festa!) e tra chi, invece, non ha capito ancora nulla del perché l’8 Marzo è segnato nel calendario, non sarebbe più proficuo usare queste ore per riflettere, pensare e soprattutto ricordare? Non è questione di festeggiare o meno, è questione di fare tesoro del passato e usarlo come monito e ispirazione per il futuro.

Proprio per questo abbiamo pensato di prendere in prestito  le parole conclusive di un grande saggio di una grande mente femminile: Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf.

Pur essendo stato scritto nel 1929, a noi sembra estremamente attuale e proprio per questo estremamente adatto per “festeggiare” questa giornata. Enjoy it!

Virginia Woolf

Cos’altro posso fare per incoraggiarvi a far fronte alla vita? Ragazze, dovrei dirvi – e per favore ascoltatemi, perché comincia la perorazione – che a mio parere siete vergognosamente ignoranti. Non avete mai fatto scoperte di alcuna importanza. Non avete mai fatto tremare un impero, né condotto in battaglia un esercito. Non avete scritto i drammi di Shakespeare, e non avete mai impartito i benefici della civiltà ad una razza barbara. Come vi giustificate?

È facile dire, indicando le strade, le piazze, le foreste del globo gremite di abitanti neri e bianchi e color caffè, tutti freneticamente indaffarati nell’industria, nel commercio, nell’amore: abbiamo avuto altro da fare.

Senza la nostra attività nessuno avrebbe solcato questi mari, e queste terre fertili sarebbero state deserto. Abbiamo partorito e allevato e lavato e istruito, forse fino all’età di sei o sette anni, i milleseicentoventitré milioni di esseri umani che secondo le statistiche sono attualmente al mondo; e questa fatica, anche ammettendo che qualcuno ci abbia aiutate, richiede tempo.

C’è del vero in quel che dite – non lo nego.

Ma nello stesso tempo devo ricordarvi che fin dal 1866 esistevano in Inghilterra almeno due college femminili; che, a partire dal 1880, una donna sposata poteva, per legge, possedere i propri beni; e nel 1919 – cioè più di nove anni fa – le è stato concesso il voto? Devo anche ricordarvi che da ben dieci anni vi è stato aperto l’accesso a quasi tutte le professioni? Se riflettete su questi immensi privilegi e sul lungo tempo in cui sono stati goduti, e sul fatto che in questo momento devono esserci quasi duemila donne in grado di guadagnare più di cinquecento sterline l’anno, in un modo o nell’altro, ammetterete che la scusa di mancanza di opportunità, di preparazione, di incoraggiamento, di agio e di denaro non regge più. Inoltre gli economisti ci dicono che la signora Seton ha avuto troppi figli. Naturalmente dovete continuare a far figli, ma, così dicono, solo due o tre a testa, non dieci o dodici.

Perciò, con un po’ di tempo fra le mani e un po’ di erudizione libresca nella testa – dell’altra ne avete già avuto abbastanza, e ora vi hanno mandate all’università, m’immagino, per diseducarvi – potete benissimo dare inizio a un’altra fase della vostra lunghissima, faticosissima e oscurissima carriera.

Mille penne sono pronte a suggerirvi ciò che dovete fare e quale sarà l’effetto della vostra attività.

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Il mio suggerimento invece è un po’ fantastico, debbo ammetterlo, perciò preferisco offrirvelo indirettamente, come un altro frammento di romanzo. Vi ho già detto che Shakespeare aveva una sorella; ma non la dovete cercare nelle biografie del poeta. Ella morì giovane; ahimè non scrisse mai una parola. Giace seppellita là dove si trova oggi la fermata degli autobus, presso Elephant and Castle.

Ora io credo che questa poetessa, che non scrisse mai una parola e venne sepolta presso un incrocio, vive ancora. Vive in voi e vive in me, e in molte altre donne che non si trovano qui questa sera, perché stanno a casa a lavare i piatti e a far dormire i bambini.

Tuttavia essa vive; perché i grandi poeti non muoiono; sono presenze perenni, hanno bisogno soltanto di un’opportunità per tornare fra noi in carne ed ossa. Ora questa opportunità, mi sembra, siete finalmente in grado di offrirgliela voi.

Perché io credo che se viviamo ancora un altro secolo – parlo della vita comune, che è la vera vita, e non delle piccole vite isolate che ognuno di noi vive come individuo – e riusciamo ad avere cinquecento sterline l’anno, ognuna di noi, e una stanza propria; se abbiamo l’abitudine della libertà e il coraggio di scrivere esattamente ciò che pensiamo; se usciamo un attimo dalla stanza comune di soggiorno e vediamo gli esseri umani non sempre in relazione l’uno con l’altro bensì in relazione con la realtà; e anche il cielo e gli alberi o ciò che si voglia; se guardiamo oltre lo spauracchio di Milton, poiché nessun essere umano ci può chiudere la visuale; se guardiamo in faccia il fatto, poiché si tratta di un fatto, che non c’è un solo braccio al quale appoggiarsi, ma che dobbiamo fare la nostra strada da sole e che dobbiamo essere in relazione con il mondo della realtà e non soltanto con il mondo degli uomini e delle donne, allora si presenterà finalmente l’opportunità, e quella poetessa morta, che era sorella di Shakespeare, ritornerà al corpo del quale tante volte ormai ha dovuto spogliarsi.

Attingendo la sua vita dalla vita di quelle sconosciute che l’hanno preceduta, come prima di lei fece suo fratello, nascerà la poetessaLa possibilità tuttavia che ella possa nascere senza quella preparazione, senza quello sforzo da parte vostra, senza quella decisione che ci vuole perché una volta rinata ella possa vivere e scrivere il suo poema, è comunque da scartarsi, poiché ciò sarebbe assolutamente impossibile.

Ma io sostengo che ella arriverà, se lavoriamo per lei; e che lavorare così, sia pur nella povertà e nell’oscurità, vale la pena.

Libro consigliato:

Una stanza tutta per sè, Virginia Woolf- formato kindle: http://amzn.to/2g02gXA – copertina rigida: http://amzn.to/2goAl0C

 

Nessuna risposta.

  1. altrove* ha detto:

    Testo memorabile!

  2. altrove* ha detto:

    Testo memorabile!

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