Imprenditori creativi. L’Arte può arricchire le nostre vite?
Arte e commercio. Artisti e imprenditori. Due professioni rivali che nel corso del tempo si sono trovate sempre più agli antipodi della struttura sociale. Oggi vedremo come superando le ostilità, queste due attività possano aiutarsi a vicenda.
I contendenti della disputa odierna sono i commercianti, i produttori, gli imprenditori, i finanzieri e i politici e gli scienziati più impegnati a livello commerciale da un lato e professioni non solo inerenti al campo delle arti come pittori e scultori, ma anche filosofi, poeti, drammaturghi, fotografi, romanzieri, giardinieri, psicoterapeuti e teologi.
Il vile denaro, anime ossessionate da “cose imbarazzanti e vagamente idiote”, questo sono i commercianti e le classi superiori per gli artisti. Eppure c’era un tempo in cui mecenati investivano nelle arti e gli artisti “su commissione” realizzavano opere magnifiche, opere senza tempo che superano il deterioramento dei secoli e conservano intatto il potere di ammaliare ed emozionare. Nomi passati alla storia, sia quelli degli artisti che dei “Grandi Signori” che rendevano grandi palazzi e città con il loro gusto.
Il rapporto tra le due categorie non era sempre rose e fiori, si sa. Eppure con il passare del tempo Artisti e Imprenditori si sono sempre più allontanati. Fintanto che ai poeti e agli artisti romantici del diciannovesimo secolo, gli affari sembravano davvero rozzi e noiosi. Il denaro qualcosa di volgare. La vita borghese ignorante e monotona. D’altro canto gli Artisti circondati da un velo di mistero, fuori dagli schemi della società, apparivano agli occhi dei uomini d’affari dei fannulloni che non volevano “un lavoro serio”.
Questa disputa non ha di certo giovato ad un mondo che adesso si ritrova a soffrire di questa spaccatura Le arti non sanno come arrivare al grande pubblico e gli imprenditori si trovano schiacciati da logiche di mercato.
Gli affari infatti rispondono ad alcuni assunti divenuti ormai impliciti:
A nessuno importa dei lavoratori
“Gli uomini d’affari dal naso duro sono convinti che pochissimi clienti si preoccuperanno del benessere dei loro lavoratori. A questi insensibili clienti non importa che bambini di otto anni stiano facendo i loro pantaloni o quanta sofferenza abbia avuto nel raccogliere le loro foglie di tè – e quindi, per le aziende, iniziare a prendersi cura di questi problemi porterà semplicemente a un fallimento aziendale. Dopo tutto, l’accettabilità del prezzo è tutto nelle mani del pubblico. Non è un desiderio personale da parte delle aziende di far lavorare le persone il meno possibile. I salari bassi derivano semplicemente da un’ipotesi piuttosto pessimista secondo la quale, a meno che le aziende non si attengano ai salari più bassi, i clienti andranno altrove e le loro imprese falliranno.”
Messaggi e prodotti semplici vendono
C’è l’idea che per vendere bisogna fornire messaggi semplici, chiari e immediati. Vendono di più i prodotti idealmente connessi a idee e promesse semi-consapevoli ed esagerate sul successo e il sesso, anche se il prodotto è distante da tutto ciò.
L’unico motivo valido per lavorare è il denaro
Sembra che l’unica ragione valida per lavorare sia l’avere denaro. Altre ragioni possibili – aiutare gli altri, assecondare la naturale predisposizione- finiscono per essere considerate ingenue e senza speranze
Non c’è tempo per il benessere psicologico dei dipendenti.
Mostrarci accoglienti ed empatici con i dipendenti richiederebbe uno sforzo eccessivo in termini di tempo e denaro e asseconderebbe la “naturale” predisposizione al non voler far niente.
Tra questi assunti che guidano la moderna imprenditoria vi è anche quella che più di tutte allontana dagli artisti.
Si guadagna solo offrendo prodotti che risolvono problemi alla base della piramide.
Sembra che il commercio sia regolato da queste regole ferree e pessimiste, basate su individualismo e competitività eppure le arti potrebbero fornire degli antidoti positivi e ribaltare la visione odierna.
Quando pensiamo alle arti le vediamo semplicemente come un passatempo, un hobby che possono permettersi solo i ricchi. Le arti non aiutano ad avere successo nel mondo.
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Vediamo cosa hanno da dire le arti rivedendo gli assunti prima elencati.
Raccontare la vita di persone ordinarie emoziona ed aumenta l’empatia
Il “realismo psicologico” ha indagato il quotidiano dando un’idea ai lettori di cosa significasse essere nei panni degli Altri, superando la propria visione egoistica e solitaria. Raccontare storie permette di conoscere la vita degli altri, aumenta l’empatia e il senso di connessione con il resto del mondo. Così gli artisti mostrano come è possibile interessarsi alla vita altrui soprattutto dei lavoratori.
Osare e rendere più complesso il gusto è possibile
L’arte ci ha insegnato ad osare e sperimentare linguaggi sempre nuovi e diversi rompendo le regole prefissate. Ogni movimento era un superamento e ribaltamento di idee e tecniche precedenti che avevano incontrato il gusto e si erano affermate tra il pubblico. L’arte per sua natura è dinamica e sa che deve sempre sperimentare nuove strutture e linguaggi. Non per forza bisogna assecondare il gusto già esistente del pubblico e riproporre sempre e solo vecchi messaggi “che funzionano”. Il pubblico può essere affascinato da cose nuove e interessanti.
Un’idea può motivare
Le arti hanno da sempre hanno avuto la funzione di trasmettere un’idea o un’ ambizione. Le persone possono essere motivate a lavorare anche da un’idea, una mission, non solo dai soldi. Molti sposano una carriera lavorativa perchè si sposa con l’idea che hanno di se stessi, dei valori guida e del mondo prima ancora del beneficio economico che questa carriera può portare loro.
Prendere sul serio la vita interiore delle persone
Le arti mostrano come l’attenzione alle dinamiche interne delle persone non fa che valorizzare le persone stesse. Questo non può che portare ad un aumento della produttività. Valorizzare il mondo interno delle persone porta al successo.
E infine arriviamo all’ultimo assunto basato sulla piramide di Maslow.
I bisogni in cima alla piramide rafforzano quelli alla base
L’idea, che è anche quella del Salotto, è che la piramide non va solo dal basso verso l’alto, ma anche all’inverso: soddisfare i bisogni in cima rafforza e da maggiore qualità ai bisogni alla base. Non si vende più solo un prodotto, ma si fornisce un’esperienza al proprio cliente. Più complessa è l’esperienza, più ne trarremo beneficio a livello globale.
L’arte quindi ha molto da insegnare al settore commerciale e allo stesso tempo il settore economico può arricchire l’arte fornendo gli strumenti necessari per ampliarsi, aggiornarsi e crescere arrivando al grande pubblico così come riescono a fare i prodotti di vendita.
Alessandra Notaro