Calendario dell’Avvento Creativo: La vera storia di Rudolph, la renna

Calendario dell’Avvento Creativo: La vera storia di Rudolph, la renna

Rudolph, la renna dal naso rosso

Ci siamo quasi, manca poco al Natale. E oggi giorno della vigilia, la penultima casella del nostro personale calendario creativo si apre su una storia che ha molto da insegnare a grandi e piccini e che ci porta un messaggio di speranza. Questa è la storia di Rudolph, la renna dal naso rosso e del suo creatore.

Prima di lasciarvi al tenero e commovente racconto di questa Renna, nata diversa da tutte le altre, ma con un sogno da realizzare, dovete sapere che dietro le origini di questo personaggio ormai entrato nella cultura popolare, esiste una storia altrettanto commovente che ha dato i natali a Rudolph.

Se non conoscete la sua storiadi certo conoscerete la famosa canzone da quest’ultima prende inspirazione. Qui in una versione cantata dalla grande Ella Fitzerald, da aggiungere alla vostra playlist natalizia.

Se ancora non ne avete creata una potete approfittare di quella creata dal Salotto!

Ma torniamo al nostro Rudolph.

La renna dal naso rosso nasce dalla penna dello scrittore Robert May che lavorava presso i grandi magazzini Montgomery Ward in qualità di copywriter. Siamo nel 1939 e quella che prenderà vita sotto le mani dello scrittore sarà una fiaba rivoluzionaria per l’America razzista e perbenista dell’epoca. Il compito affidato a May è quello di scrivere un libro da colorare che abbia come personaggio un animale. Questi gadget donati ai clienti avevano la funzione di vendere più oggetti durante le feste natalizie.

Tuttavia quando venne diagnosticato il cancro alla moglie di May che morì qualche tempo dopo, May si ritrovò da solo ad occuparsi della figlia. Il suo datore di lavoro gli suggerì di abbandonare e consegnare quanto aveva fatto fino ad allora. May rifiutò, scrivendo anni dopo, “Avevo bisogno di Rudolph ora più che mai.”

Prendendo spunto dalla passione della figlia per i cervi del Lincoln Park Zoo, May scelse come protagonista del suo libricino una piccola renna dal naso luminoso. Pensò che questa creatura potesse diventare un simbolo per sé e per Barbara che tempi più felici sarebbero finalmente giunti. E aveva ragione

Inizialmente la renna non piacque al direttore che associava il naso rosso ad una renna ubriacona. Fu grazie all’illustratore che i tratti del docile e indifeso Rudolph poterono prendere vita e superare le ostilità del direttore. Quando uscì “Rudolph, la renna dal naso rosso” fu un vero successo di vendite e solo nel 1947 la Montgomery Ward decise di cedere a May tutti i diritti sulla storia da lui creata.

Da allora la piccola Renna ha continuato ad ispirare canzoni e opere sull’argomento, fino ad arrivare ai giorni d’oggi con l’opera dello street artist Bansky, nel suo ultimo lavoro.

Qualche giorno dopo infatti sono stati aggiunti dei nasi rossi alle renne. E subito hanno gridato altolà al vandalo che ha osato deturpare l’opera. Chi conosce la storia di Rudolph e del suo autore non può che vedere nel naso rosso il segno di speranza che tempi più felici presto arriveranno.

Anzi, che non sia stato lo stesso Bansky? Quello che è certo è che il vandalismo è ben altra cosa e i nasi rossi hanno un chiaro significato. Sì, forse sarà stato uno scherzo o forse un atto meditato, chissà. Ci piace pensare che questo gesto voglia rinforzare e trasmettere il messaggio che May voleva dare a se stesso e alla sua bambina attraverso la storia del suo Rudolph e di cui tutti abbiamo bisogno.

La “Speranza” è quella cosa piumata –

che si posa sull’anima –

Canta melodie senza parole –

e non smette – mai –

Emily Dickinson

La storia di Rudolph, la renna dal naso rosso

Lassù nel lontano nord, dove le notti sono più scure e lunghe e la neve è più bianca, là abitano le renne. Ogni anno Babbo Natale si reca in quel luogo per cercare gli animali più forti e più veloci per trasportare nell’aria la sua enorme slitta.
Dovete sapere che qualche tempo fa da quelle parti viveva una famiglia con cinque piccoli. Il più giovane rispondeva al nome di Rudolph ed era un piccolo particolarmente vivace e curioso, infilava il suo naso dappertutto. Ed era un naso veramente particolare. Quando il suo piccolo cuore di renna batteva un po’ più forte il naso diventava rosso come il sole incandescente prima del tramonto. Anche se era allegro o arrabbiato il naso si illuminava e così Rudolph era diventato lo zimbello delle altre renne che lo avevano soprannominato Rudolph con il naso rosso.

I giorni nel lontano nord diventarono più corti e come ogni anno annunciavano la visita imminente di Babbo Natale che avrebbe scelto le renne migliori per trainare la slitta carica di doni. In tutte le famiglia le renne giovani e forti si facevano belle. Le loro pellicce venivano a lungo strigliate e spazzolate fino a che non rilucevano del colore del rame, le corna venivano pulite con la neve finché non risplendevano alla fioca luce dell’inverno. E finalmente arrivò il momento. Le renne impazienti si radunarono, tra di loro c’era anche Rudolph, e Babbo Natale atterrò con la sua slitta trainata da Donner, il suo fedele capo renna. Babbo Natale si mise subito al lavoro ed cominciò ad esaminare ogni animale borbottando parole incomprensibili sotto la sua barba bianca. Quando finalmente arrivò il turno di Rudolph, il suo naso diventò così rosso e luminoso per l’agitazione che Babbo Natale scosse la testa e disse: “Sei grande e robusto ma purtroppo non posso sceglierti. I bambini vedendo il tuo nasone potrebbero spaventarsi…”.

La tristezza ed il dolore di Rudolph non avevano limiti, corse più veloce che poteva e sparì nel bosco. I giorni passavano, il Natale si avvicinava e tutti erano così occupati con i preparativi per le feste natalizie, che nessuno fece caso alla mancanza di Rudolph e al tempo che, giorno dopo giorno, andava peggiorando. Due giorni prima di Natale Babbo Natale alzò lo sguardo al cielo e sospirò: “Come potrò trovare la strada per arrivare alle case dei bambini?”. Quella notte non riuscì a dormire. Così indossò il mantello, gli stivali e il cappello, attaccò Donner alla slitta e uscì. La neve e la nebbia erano così fitte che Babbo Natale riusciva a vedere a malapena le sue mani. Ad un tratto si accorse di una piccola luce rossa che illuminava il bosco, scese a vedere di cosa si trattasse e riconobbe il giovane Rudolph e il suo nasone.

“Ciao Rudolph” – disse – “il tuo naso è proprio quello di cui ho bisogno. Questa sera tu sarai davanti a tutte le renne e ci mostrerai la strada per raggiungere i bambini”. Il naso di Rudolph diventò talmente luminoso per l’emozione che rischiarò tutto il bosco, la piccola renna divenne il capo slitta di Babbo Natale. E dal giorno successivo venne festeggiato da tutte le renne come un eroe e non fu mai più deriso da nessuno!

Così nel lontano nord qualcuno deve aver visto visto Babbo Natale ed i suoi aiutanti festeggiare e deve averlo raccontato, altrimenti nessuno avrebbe mai conosciuto questa storia.

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Alessandra Notaro

 

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