Il dialetto, quella lingua dell’essere e dei sentimenti

Il dialetto, quella lingua dell’essere e dei sentimenti

Se abitate in una grande città, una città universitaria magari, come Roma ad esempio, potremmo accorgerci una cosa speciale: ecco, passeggiando per le strade di Roma vi capiterà di sentire molti accenti, provenienti da luoghi d’Italia molto differenti.

Se facessimo caso a queste conversazioni, scopriremmo che spesso quando qualcuno vuol rafforzare un concetto o esprimere una certa idea senza giri di parole, gli viene in soccorso il dialetto. Ci sono espressioni che,se non  dette in lingua dialettale, perdono la loro forza.

Se il nostro orecchio fosse ancora più affinato si scoprirebbe la cosa speciale di cui volevo parlarvi: “quella parola sembra francese” e “assomiglia alla spagnolo”.
I nostri dialetti sono un bellissimo mix, frutto dell’incontro con le altre popolazioni europee mediterranee.

Se ci capita di passare da Velletri potremmo scoprire l’influenza del castigliano quando ci dirà “Tengo” per intendere “Devo”.
O se a Palermo passassimo una bella serata potremmo dire di esserci scialati, da inshallah (arabo).
Ma le influenze non si fermano qui.

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In Italia esistono 12 minoranze linguistiche tutelate dalla legge 482/99.
Tra queste,  il catalano di Alghero, lingua slovena presente in Friuli, la lingua albanese delle comunità Arbëreshë in Calabria

Il New York Times stesso ha pubblicato un articolo sull’uso del catalano ad Alghero, ripreso da Internazionale n.1187.
L’autore, Rapahel Minder, scrive: 

In un epoca in cui i popoli si aggrappano alle loro identità nazionali, l’uso del catalano ad Alghero ci ricorda che le cultura del mediterraneo si sono mescolate per secoli, rendendo l’identità fluida.”

Nel corso della storia, le popolazioni mediterranee e più in generale del Vecchio Continente, si sono unite ed amalgamate, aggiungendo ricchezza culturale e linguistiche.
Storicamente, infatti, la nostra identità nazionale, le nostre radici, non vanno verso la chiusura e la rigidità, ma verso l’apertura, l’unione.

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La storia ci insegna che siamo predisposti al linguaggio e al comunicare. 

Il linguista Noam Chomsky proposto l’idea dell’esistenza di una Grammatica Universale: i principi della grammatica siano condivisi da tutte le lingue e sono innati per tutti gli esseri umani.

La storia dei nostri dialetti o delle lingue è una bellissima riscoperta in questo periodo storico. Riscoprire queste tradizioni non per chiuderci, ma per ricordarci che da sempre, ci siamo battuti per unirci agli altri, convivere e rispettarci.

Valentina Freni

Per approfondimenti, l’indirizzo dell’articolo del New York Times e altre pagine sulle influenze straniere nei dialetti italiani:

http://www.napoliflash24.it/lo-spagnolo-nella-lingua-napoletana/

http://www.siciliafan.it/parole-siciliane-che-derivano-altre-lingue-angela-marino/

http://www.atrieste.eu/Forum3/viewtopic.php?f=23&t=3912

 

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