Emily Dickinson: la fama, un futile diadema
Per la Dickinson l’onestà con se stessi è stata la vita stessa. Questa Poesia mi ha sempre fatto pensare a Pasolini, che si domandava se la vera vittoria è quella che fa battere i cuori o quella che fa battere le mani.
Pur nella loro diversità, sento che sono riflessioni vicine tra loro.
Per Pasolini, di cui vi ho parlato in altri articoli, e per la Dickinson l’onestà con se stessi è la vita stessa. Va da sé che l’aderenza tra esterno ed interno, tra sentire ed agire era in connessione totale. In una modalità di essere che percepisce come tradimento di sé il minimo scollamento di questa onestà vanno intesi gli splendidi versi finali, in cui Dickinson definisce addirittura ‘spregevole’ un pregio che non derivi da un autentico merito.
E’ una Poesia tutta splendida, talmente tanto da sembrare incredibile, immensa nel suo valore, che è monito continuo a chi persegue quanto ama e che spesso fa fatica, anche a rispettare il suo stesso oracolo. Ditemi voi che leggete quante volte avete pensato di mollare la presa o se vi siete domandati sconsolati ed in lacrime, se aveva senso tutto quello che stavate dando, perché quanto tornava indietro non equivaleva.
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Ecco a chi parla Emily Dickinson: a tutti i noi in quei momenti in cui ci sembrava che camminare sul solco di quell’onestà, di quell’aderenza fosse inutile, anzi addirittura portasse ad una sconfitta. Per esempio io incontrai questa Poesia immensa per la prima volta proprio in uno di quei momenti faticosi in cui le domande su quanto si è perseguito diventano risposte dolorose, che sono inganni, ma si sa che il dolore annebbia le cose. Questi versi mi parlarono e continuano a farlo sempre.
So che lo faranno anche con voi. Teneteli come compagni, stretti a voi quando la fatica vi fa credere che essere fedeli, coerenti e quindi rispettosi di voi stessi e dell’Arte che perseguite –quale essa sia- sia follia. Non è così. Riconoscimento esterno e valore reale non è detto vadano sempre a braccetto. Ma c’è una ricompensa più grande di tutto e, chiamatelo come vi risuona meglio, la vostra Anima o il vostro Sé la riconosce e vale tutto ed oltre qualsiasi cosa. Siatene fieri e grati!
Voi come superate i momenti di frustrazione? Quale soluzione avete trovato?
Vi lascio ai versi di Emily Dickinson.
Un futile diadema di Emily Dickinson
Se meritassi, in me stessa, la fama,
ogni altro applauso sarebbe
superfluo, come incenso
senza necessità.
Se non la meritassi, anche se fosse
altissimo per gli altri il nome mio,
sarebbe un pregio spregevole,
un futile diadema.
Laura De Santis
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